Saturday, November 1, 2008

La misteriosa Fed

Un gustoso pezzo d'epoca: dal numero dell'agosto 1987 di Free Market, un'accurata descrizione del ruolo del presidente della Federal Reserve – che allora era Greenspan – scritta con la solita pungente ironia da Murray Rothbard. Un pezzo datato ma ancora valido.

Son passati vent'anni ma, purtroppo per noi, non è cambiato praticamente nulla.
___________________________

Di Murray N. Rothbard


Alan Greenspan ha ricevuto il suo preannunciato reincarico come presidente della Fed, con la compiaciuta soddisfazione dell'intero Establishment finanziario.

Per loro, Greenspan è ancora nel suo Paradiso, e tutto va bene nel mondo. Nessuno sembra stupirsi del processo misterioso tramite cui ogni nuovo presidente della Fed istantaneamente diventa universalmente onorevole ed indispensabile per la solidità del dollaro, per le attività bancarie e il sistema finanziario, e per la prosperità dell'economia.

Quando sembrò per un momento che il grande Paul Volcker non avrebbe potuto essere rinominato come presidente della Fed, la stampa finanziaria è entrata in una parossistica agonia: no, no, senza il potente Volcker al timone, il dollaro, l'economia, no, persino il mondo, andrebbero in pezzi. Ma, quando Volcker infine lasciò la scena alcuni anni più tardi, la nazione, l'economia ed il mondo, non sono andati in pezzi; in effetti, da allora, nessuno di coloro che gravitavano un tempo intorno a Volcker per riceverne una briciola di spirito e di saggezza, sembra preoccuparsi del fatto che Paul Volcker sia ancora vivo o meno.

Qual era il potere misterioso di Volcker? Era la sua torreggiante, autoritaria presenza? La sua pomposità e e il suo carisma? I suoi forti sigari? Si scopre ora che queste forze in realtà non hanno svolto alcun ruolo, dal momento che Alan Greenspan, ora il presunto uomo indispensabile, non presenta alcuna delle qualità di personalità e presenza di Volcker. Greenspan, un secchione con il carisma di uno sgombro fradicio, si esprime in modo monotono e banale. Cos'è quindi che lo rende ora indispensabile? È considerato molto “competente,” ma naturalmente ci sono centinaia di possibili presidenti della Fed almeno altrettanto competenti.

Così, se non sono le qualità di personalità o di intelletto, che cosa rende tutti i presidenti della Fed così indispensabili, così ampiamente ammirati? Per parafrasare la famosa risposta di sir Edmund Hillary, al quale era stato chiesto perché avesse persistito nella scalata dell'Everest, è perché il presidente della Fed è lì. L'esistenza stessa dell'incarico rende automaticamente il suo titolare meraviglioso, onorato, profondamente essenziale per l'economia mondiale, ecc. Chiunque ricoprisse quell'incarico, fino ad includere Lassie, riceverebbe precisamente lo stesso trattamento agiografico. E chiunque sollevato dall'incarico sarebbe ugualmente dimenticato; se Greenspan lascerà mai la Fed, sarà ignorato proprio come prima.

È un vero peccato che la gente non sia più sospettosa: che non chieda cosa non va in un'economia, o un dollaro, che si presume dipenda dall'esistenza di un uomo. Perché la risposta è che c'è molto che non va. La salute di Sony o di Honda dipende dalla qualità del loro prodotto, dalla continua soddisfazione dei loro consumatori. Nessuno si preoccupa in particolar modo delle qualità personali del direttore dell'azienda. Nel caso della Fed, gli accoliti dei presunti poteri personali del presidente non sono mai specifici su cosa fa esattamente, eccezion fatta per il mantenimento della “fiducia” del pubblico o del mercato, nel dollaro o nel sistema bancario.

L'aria di maestà e di mistero tessuta intorno al presidente della Fed è intenzionale, precisamente perché nessuno conosce la sua funzione e nessuno consuma il “prodotto” della Fed. Che cosa penseremmo di un'azienda dove il presidente ed i suoi uomini delle pubbliche relazioni implorano costantemente il pubblico: “per favore, per favore. Abbiate fiducia nei nostri prodotti Sony, Ford, etc?” Non penseremmo forse che ci sia qualcosa che puzza in una simile impresa? Sul mercato, la fiducia proviene dalla provata soddisfazione del consumatore con il prodotto. Il fatto conclamato che il nostro sistema bancario conta in maniera così massiccia sulla nostra “fiducia” dimostra che tale fiducia, tristemente, è mal riposta.

Mistero, appelli alla fiducia, lodi per le presunte qualità del capo: è tutta una truffa. Volcker, Greenspan ed i loro manovratori sono imbroglioni che giocano al Mago di Oz. Il mistero e i trucchi sono necessari, perché il sistema bancario della riserva frazionaria cui la Fed presiede è in fallimento. Non solo la S&L e la FDIC sono in fallimento, ma l'intero sistema bancario è insolvente. Perché? Perché i soldi che pensiamo si trovino nei nostri conti bancari semplicemente non ci sono. Solo circa il 2% di quei soldi è là.

Il mistero e il trucco della fiducia della Fed si basa sulla sua funzione: che è quella di un cartello di banche organizzato e fatto rispettare dal governo federale nella forma della Fed. La Fed entra continuamente nel “mercato aperto” per comprare i titoli del governo. Con cosa li paga quei titoli la Fed? Con niente, semplicemente con conti correnti composti di aria fritta. Ogni volta che la Fed genera un milione di dollari per comprare le obbligazioni di Stato, questo milione finisce rapidamente nelle “riserve” delle banche, che a sua volta costruisce una piramide di altri 10 milioni di depositi bancari, nuovamente di aria fritta. E se qualcuno, assennatamente, vuole i contanti anziché questi depositi contabili, non c'è problema, perché la Fed stampa semplicemente i contanti che immediatamente si trasformano nei “dollari” standard (note della Riserva Federale) che sostengono questo sistema. Ma persino questi biglietti di carta a corso legale sono soltanto dei pagherò dei nostri depositi bancari.

È interessante notare che, dei governatori della Fed, gli unici che sembrino preoccuparsi per la natura inflazionistica del sistema sono quei presidenti di banche regionali della Fed provenienti dall'esterno delle aree principali dei cartelli bancari. I presidenti regionali sono scelti dagli stessi banchieri locali, i proprietari nominali della Fed. Quindi, i presidenti della Fed dalle aree principali del cartello quali New York o Chicago, o dalle più vecchie élite finanziarie di Philadelphia e Boston, tendono ad essere “colombe” pro-inflazione, mentre i “falchi” relativamente anti-inflazione all'interno della Fed provengono dalla periferia al di fuori dei centri principali del cartello: per esempio, da Minneapolis, da Richmond, da Cleveland, da Dallas, o da St. Louis. Certamente, questa costellazione di forze non è una coincidenza.

Naturalmente, chiunque pensi che questi presidenti di banche regionali siano insopportabili “falchi” anti-inflazionisti non hanno ancora visto niente. Aspettate che incontri qualche misesiano!

No comments: