Monday, October 29, 2007

Specchio, specchio delle mie brame...

Capita talvolta che la furia mistificatrice degli apparati statali, ormai abituato da una stampa in genere asservita e servile a non dover rispondere delle proprie responsabilità, superi il limite della credibilità rivelandosi nella sua spudoratezza e meritandosi una reprimenda persino dai suoi stessi vertici, preoccupati per il rischio di inceppare la macchina della propaganda che alimenta il mito dello stato giusto e onnipotente.

Del resto, se i falchi di Washington che considerano i fallimenti delle avventure belliche USA come distorsioni di una stampa poco collaborazionista si sono inventati i giornalisti embedded, che male c'è se la FEMA, scottata dalla scandalosa gestione del dopo-Katrina, decide di farne proprio a meno, dei giornalisti, e di farsi la conferenza stampa in casa? Così la FEMA si guarda allo specchio e si piace, e lo fa sapere al mondo; leggere per credere, da un articolo di Al Kamen dal Washington Post:
La FEMA ha davvero imparato la lezione di Katrina. Anche la sua gestione dei mezzi di comunicazione è migliorata drammaticamente. Per esempio martedì, mentre gli incendi infuriavano in California, Harvey E. Johnson, l'amministratore delegato, ha organizzato un incontro con la stampa all'una di pomeriggio.

I reporter sono stati avvisati soltanto 15 minuti prima, rendendo improbabile che si potessero presentare in molti agli uffici della FEMA.

È stato dato un numero 800 per chiamare, benchè fosse una linea di “solo ascolto”, secondo l'avviso: nessuna domanda. Parti dell'incontro sono state trasmesse in diretta da Fox News (vedi il video di Fox News della conferenza stampa caricato dal sito Think Progress), MSNBC e da altre fonti.

Johnson stava in piedi dietro un leggio ed ha cominciato con una descrizione generale prima di dire che avrebbe risposto ad alcune domande. Le prime domande erano sulle “merci” spedite nella California del sud e su come i funzionari si sono occupati delle persone che si rifiutavano di evacuare. Ha risposto eloquentemente.

Era apparentemente abbastanza familiare con i reporter – in un caso, sembra chiamare “Mike” un reporter – e gli è stata rivolta una domanda stranamente interna riguardo “che cosa significa avere una dichiarazione di emergenza rispetto ad una dichiarazione di catastrofe” firmata dal presidente. Ancora una volta ha spiegato con calma.

“Siete finora soddisfatto della risposta della FEMA?” ha chiesto un reporter. Un altro lo ha interrogato riguardo alle “lezioni apprese da Katrina.”

“Sono finora molto felice con la risposta della FEMA,” Johnson ha detto molto serenamente, con entusiasmo, “una performance di squadra molto efficiente.”

“E così penso che ciò che realmente state vedendo sia il beneficio dell'esperienza, della buona direzione ed della buona collaborazione,” ha detto Johnson, “nessuna delle quali erano presenti in Katrina.” (Allora non era Michael Chertoff il capo del DHS?) Molto liscio, molto professionale. Ma qualcosa non sembrava giusto. I reporter stavano lanciando troppi assist. Nessuno ha chiesto notizie sui rimorchi con formaldeide per i senzatetto degli incendi. Ed i media hanno sembrato dare a Johnson tutta la giornata per lustrare senza sosta la grandezza della FEMA.

Naturalmente, la ragione potrebbe essere che le domande erano poste da funzionari della FEMA nella parte dei reporter. Veniamo a sapere che le domande sono state fatte da Cindy Taylor, direttore delegato della FEMA per gli affari esteri e “da Mike” Widomski, direttore delegato agli affari pubblici. Il direttore degli affari esteri John “Pat” Philbin ha fatto una domanda ed un altra è arrivata da qualcuno che sembrava essere l'aiuto stampa Ali Kirin.
L'oste che chiede a se stesso: “è buono il mio vino?”

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